In attesa di una Medicina della Complessità posted on 17-03-2011 |
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Le scienze della Complessità son definite tali poiché condividono un’identica prospettiva scientifica di approccio alla realtà, nella quale ogni fenomeno locale è strutturalmente inserito nel più vasto ambito complessivo di cui fa parte. Le aree scientifiche in cui un tale Pensiero Sistemico si sviluppa sono ancora, tuttavia, abbastanza settoriali, poiché ogni area persegue sue proprie e specifiche conoscenze. Vi sono certamente alcune interazioni tra tali diverse conoscenze, ma pochi ambiti in cui una reale integrazione tra di esse può rivelarsi concretamente feconda. L’Omeopatia è sicuramente uno di tali ambiti. Un ambito di Sapere privilegiato in grado di favorire fortemente l’interdisciplinarietà nel Sapere Sistemico. L’effetto biologico dell’acqua informata e del medicinale omeopatico offrono un modello per studiare l’interazione tra il livello di regolazione biofisico dell’organismo e la sua fenomenologia funzionale. I recenti lavori di Luc Montagnier ripropongono questo genere di tematica anche al di fuori dagli ambiti degli “addetti ai lavori”. I modelli (“complessi”, ante litteram) adoperati in Omeopatia - riguardanti “forza vitale”, malattia e guarigione- forniscono un fondamento clinico corroborato ad una nuova formulazione modellistica clinica, più accurata di quella biomedica corrente, che integra: il livello genetico e la regolazione epigenetica, la regolazione biofisica, i livelli di organizzazione pnei, il livello neurologico cellulare e neurofenomenologico, i livelli di specificità ed irripetibilità individuale studiati nelle scienze cognitive e nelle psicologie del profondo. Non è soltanto il fatto che il Pensiero Omeopatico sia capace di integrare la multidisciplinarietà, inoltre esso indica nuovi ambiti agli studi sulla Complessità in Medicina. La Medicina attuale non riesce ancora a considerare, nei suoi modelli e nella pratica, la regolazione biofisica fondamentale del vivente, l’epigenetica ambientale e le attuali acquisizioni della psiconeuroendocrinologia e delle neuroscienze. La relazione biunivoca tra vita e coscienza rimane su una lontananza di sfondo. L’Omeopatia opera in uno spazio che contempla proceduralmente queste costanti interazioni. Con il contributo congiunto degli specialisti e dei medici omeopati, è possibile trarne dei modelli sperimentali? I primi interventi di Fritjof Capra in ambito omeopatico (Verona, 28-29.5.2010) hanno aperto questioni importanti, su cui l’Autore ritornerà nel Convegno di ottobre. In particolare, l’ampliamento dei modelli fisiopatologici di base in riferimento alla ridefinizione sistemica della “forza vitale” e l’esplorazione del modello di “psicosomatica radicale” basato sulla embodied mind. L’organizzazione e realizzazione del Convegno si deve alla Scuola di Medicina Omeopatica di Verona (direttrice dr.ssa Raffaella Pomposelli). Alla sua preparazione scientifica sono impegnati i ricercatori della Società Italiana di Medicina Omeopatica unitamente ad alcuni fra gli Autori più rilevanti della comunità omeopatica italiana. L’invito a partecipare del comune lavoro è formalmente esteso ad ogni altro clinico e ricercatore interessato. CD |