L'omeopatia è rappresentata negativamente nelle riviste convenzionali: questo è il vero "bias da pubblicazione" posted on 26-09-2005 |
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Questo è un problema molto comune in medicina convenzionale: la quasi totalità degli studi sui farmaci è finanziata dalle ditte produttrici, e questo fatto determina una maggiore probabilità di pubblicazione degli studi con risultati positivi rispetto a quelli con risultati negativi. Ciò ovviamente mina alla base la possibilità di ricavare informazioni affidabili per la pratica clinica da questi studi, anche se formalmente questi studi sono metodologicamente corretti (studi randomizzati in doppio cieco ecc.). L'Evidence Based Medicine rischia così paradossalmente di diventare una Biased Based Medicine. Anche la medicina accademica si sta rendendo conto di questa situazione, al punto di proporre riconoscimenti ai ricercatori che non hanno legami con le ditte farmaceutiche. Per cercare di ridurre il problema alcuni metodologi hanno proposto diversi metodi statistici; Egger è stato uno degli autori che più ha lavorato su questo punto. cioè su come cercare di ridurre il publication bias nelle meta-analisi fatte sugli studi clinici riguardanti i farmaci convenzionali. In estrema sintesi: uno dei metodi utilizza il funnel plot, un'altro prende in considerazione per l'analisi finale studi con ampio numero di soggetti, perchè in tal modo il bias da pubblicazione viene ridotto. Si può applicare questo metodo statistico all'omeopatia? Prima bisogna verificare l'applicabilità, e chiedersi: Gli studi clinici sulla medicina omeopatica pubblicati sono essenzialmente finanziati dalle dittte farmaceutiche omeopatiche (come avviene per la medicina convenzionale)? La risposta è negativa: la quasi totalità degli studi clinici sull'omeopatia fin qui pubblicati non ha avuto finanziamenti da ditte farmaceutiche omeopatiche. Uno studio che affrontato nel dettaglio la qualità degli studi clinici in omeopatia, ed all'interno di questo ha chiarito questo aspetto, afferma che: Su un totale di 59 studi presi in considerazione, l' 84.7 % non ha avuto un finanziamento, (è stato cioè autofinanziato dagli stessi omeopati), mentre solo il 11.9 % è stato finanziato da fondazioni o donatori privati Questo spiega anche perchè molti di questi studi sono fatti con piccoli numeri: perchè non hanno avuto finanziamenti (o finanziamenti molto scarsi). Il prpoblema del positive publication bias quindi, per l'omeopatia, semplicemente non si pone. Detto ciò, le metodiche usate in medicina convenzionale per ridurre questo bias non possono essere applicate. Gli autori dello studio pubblicato su Lancet, però, non tengono conto di questi dati di fatto: applicano semplicemente alla medicina omeopatica le procedure nate in ambito convezionale. (e fanno quindi un basilare errore scientifico e di valutazione: applicare ad un contesto automaticamente le procedure di un altro contesto) Secondo Egger et al.,vi sarebbe quindi, anche per l'omeopatia, una selezione in letteratura degli studi con risultati positivi, i cui risultati non sono quindi attendibili; la meta-analisi finale di Egger (basata solo su 8 trials per l'omeopatia e 6 per l'allopatia) dovrebbe ridurre questo bias da pubblicazione utilizzando solo studi con ampio numero di partecipanti (large studies). Andrea Valeri, Dip. di Ricerca Clinica, Società Italiana di Medicina Omeopatica email: avaleri@omeomed.net NB: versione draft 1.0 per la discussione. Sono probabili revisioni nelle prossime settimane. Ho preferito mettere a disposizione queste considerazioni vista l'attualità del tema (AV) |